sabato, settembre 23, 2017

Vogliamo davvero bene ai beni culturali? Oggi a Ponte Rotto con Paolo Rumiz

Sabato 23 settembre, ore 18, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, Paolo Rumiz terrà una “lezione” ai piedi del Ponte Appiano, l’affascinante ponte-viadotto fatto costruire dall’imperatore Traiano per consentire la prosecuzione della via Appia da Capua a Brindisi.
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“Ma eccolo, il ponte, oltre un boschetto di pioppi centenari. […] Un’unica arcata è ancora in piedi, il resto sono piloni mozzi pieni di commovente dignità […]. L’abbandono è totale […] al punto che, se non si interviene a breve, in poco tempo il ponte non ci sarà più”. Sono le parole che Paolo Rumiz ha dedicato al Ponte rotto sul fiume Calore nel suo libro sull’Appia, edito da Feltrinelli, spiegando (soprattutto ai giovanissimi) che i beni storici, artistici ed archeologici non sono necessariamente eterni. Il Ponte rotto, come ricorda Rumiz, ha vinto le piene di molti secoli, ma contro il pericolo dell'oblio la battaglia è davvero ardua.
E proprio contro tale pericolo, sabato alle ore 18.00, in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio, Paolo Rumiz si recherà ai piedi del ponte (che condivide i territori di Calvi, Apice e San Giorgio in provincia di Benevento, di Venticano, Bonito e Mirabella in provincia di Avellino) per tenere una “lezione”: in verità un vero e proprio storytelling, introdotto da Aglaia McClintock (docente di Diritto romano presso l’Università del Sannio) e accompagnato dalle musiche originali del Notturno Concertante (band del rock progressive italiano).
Il racconto di Paolo Rumiz si inserisce in un percorso progettuale ben preciso. I Comuni di Calvi, Venticano, San Giorgio del Sannio, Ceppaloni ed Apollosa – che condividono il tratto sannitico-irpino della via Appia – hanno stipulato un protocollo d’intesa indirizzato a mantenere alta l’attenzione su un bene storico-archeologico di particolare valore, quale è appunto il Ponte Appiano sul fiume Calore. La costruzione, come si sa, s’impose presto quale crocevia di genti nonché come asse di sviluppo per l’economia antica di tutta l’Italia meridionale. Inserito in un affascinante contesto ambientale e naturalistico, il Ponte abbisogna tuttavia di un importante lavoro di recupero, onde evitarne la “scomparsa”. Di qui, allora, l’organizzazione di una manifestazione culturale di rilievo, che si traduce nei fatti in un vero e proprio programma di valorizzazione. Il proposito generale è quello di rileggere il passato storico del territorio di riferimento, offrendolo alle esigenze culturali di visitatori e turisti. Collegare territori, agevolare scambi, generare incontri è l’intento prioritario del progetto; dibattiti, incontri, lezioni, premi, presentazioni, concerti, rappresentazioni teatrali, mostre, visite guidate, invece, sono alcuni degli strumenti prescelti per raggiungere l’obiettivo.
Insomma, un percorso storico-culturale ben meditato, che nel prossimo week-end propone l’incontro con un narratore d’eccezione: Paolo Rumiz.
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Paolo Rumiz - Giornalista e scrittore italiano triestino. Inviato speciale del "Piccolo" di Trieste, quindi editorialista di "La Repubblica", ha seguito gli eventi politici che a partire dagli anni Ottanta hanno prodotto profonde trasformazioni nell’area balcanica, pubblicando a seguito di questa esperienza il reportage Maschere per un massacro (1996), e successivamente ha documentato gli eventi bellici verificatisi in Afghanistan dal 2001. Appassionato viaggiatore di viaggi lenti e consapevoli, effettuati a piedi o con mezzi di fortuna, indagatore delle terre di confine e dei luoghi dimenticati, ha percorso itinerari sconosciuti al turismo di massa, soprattutto nell'Est europeo, nel profondo Nordest italiano, lungo il fiume Po. Di questo girovagare animato da ideali minimi e chiari, e degli incontri che ne sono derivati con un mondo di personaggi autentici e di territori strani e meravigliosi, ha dato conto con uno stile asciutto e fotografico, che non si compiace mai di sé stesso ma tende a restituire con immediatezza e semplicità il vissuto, in numerosi libri, tra cui occorre citare almeno: Danubio. Storie di una nuova Europa (1990); La leggenda dei monti naviganti (2007); Tre uomini in bicicletta (con F. Altan, 2008); L'Italia in seconda classe (2009); Trans Europa Express (2012); Morimondo (2013); Come cavalli che dormono in piedi (2014); entrambi nel 2015, La cotogna di Istanbul. Ballata per tre uomini e una donna (da leggere soltanto ad alta voce) e Il Ciclope; Appia (2016). Sito ufficiale della manifestazione www.oltreisentieri2017.it
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Il Ponte Appiano (noto anche come Ponte rotto sul fiume Calore) - Trait d’union dell’intera manifestazione è il Ponte Appiano, noto anche come Ponte rotto sul fiume Calore. Esso è uno spettacolare ponte-viadotto di epoca romana, i cui resti ci dicono che era lungo circa 142 metri e alto (nella parte centrale) circa 13 metri. Voluto probabilmente dall’imperatore Traiano, il ponte consentiva materialmente il passaggio della via Appia dal Sannio all’Irpinia, per giungere a Venosa, Taranto e Brindisi. Facile immaginare, dunque, la ragione per cui la costruzione s’impose presto come asse di sviluppo per l’economia antica di tutta l’Italia meridionale (su tale tragitto, infatti, circolavano i numerosi prodotti che dalla Grecia giungevano a Roma).



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